mercoledì 24 febbraio 2010

Gravidanza: complicanze delle fasi iniziali e disturbi più frequenti durante la gestazione

Oggi vi parlo di due argomenti molto importanti, sempre per quanto riguarda la gravidanza: si tratta delle complicanze e dei disturbi più frequenti a cui vanno in contro le mamme in dolce attesa e cercherò anche di suggerire qualche valido rimedio

COMPLICANZE DELLE FASI INIZIALI DELLA GRAVIDANZA

ABORTO PRECOCISSIMO:
per riassorbimento o eliminazione dell'embrione in poche settimane in seguito a molteplici cause; se si ha l'eliminazione spontanea di tutti i residui ovulari e la veloce remissione di tutti i sintomi (febbre, emissioni purulente e persistenti...) non è necessaria una revisione strumentale della cavità uterina; si manifesta per lo più con mestruazioni abbondanti.

MINACCIA D'ABORTO:
è una condizione in cui la gravidanza può esser messa a rischio dall'azione di agenti molto diversi; spesso i sintomi sono rappresentati da perdite ematiche e dolori al basso addome, ma spesso possono essere completamente assenti. Molto importante è l'ecografia che serve a determinare la sede dell'impianto, la presenza dell'embrione, la sua morfologia e a controllare la presenza del battito cardiaco (se è rallentato si ha sofferenza fetale); altri indici molto importanti sono il dosaggio dell' HCG (se non incrementa o addirittura diminuisce vi è un alto rischio d'aborto).
La prognosi dipende quindi da molti fattori che vanno vagliati attentamente.

ABORTO:
spesso si manifesta con perdite ematiche abbondanti ma non mancano i casi in cui i sintomi sono completamente assenti; l'HCG tende a diminuire, sarà assente il battito cardiaco dell'embrione e si potranno riscontrare all'ecografia raccolte di sangue intrauterine

UOVO CHIARO:
In questo caso si ha la mancanza dell'embrione e del sacco vitellino, sarà quindi presente solo la camera ovulare che può essere anche normale. In alcuni casi si manifesta con perdite ematiche e i valori dell'HCG potranno anche essere normali.

PATOLOGIE DEL TROFOBLASTO:
il trofoblasto altro non è (semplificando il concetto) che il precursore della placenta; le sue patologie sono molto varie (iperplasia, mola vescicolare, corioncarcinoma...) e per fortuna rare; queste patologie si possono presentare con nausea, vomito e perdite ematiche. L'ecografia permette quasi sempre di mettere in evidenza tali alterazioni. L'HCG può essere aumentato.

GRAVIDANZA EXTRAUTERINA:
è una complicanza molto grave e spesso di difficile diagnosi; la forma più frequente è quella tubarica, ma a volte si possono sviluppare anche nel collo dell'utero o in cavità addominale...
Inizialmente possono mancare completamente i sintomi, successivamente si può manifestare con perdite di sangue e dolore e si può arrivare fino alla rottura della tuba, evento che richiede trattamento chirurgico d'urgenza.
All'ecografia si metterà in evidenza un utero gravidico ma vuoto; se si ha un HCG elevato è necessario porre il sospetto di gravidanza extrauterina.
Una volta individuata la sede dell'impianto è importante escludere la presenza di versamenti ematici liberi in cavità uterina in quanto possono preludere ad una rottura della tuba.


DISTURBI PIU' FREQUENTI IN GRAVIDANZA E POSSIBILI RIMEDI
-nausea e vomito: consumare pasti leggeri e seguire una dieta equilibrata; in casi gravi assumere antiemetici
-scialorrea (aumentata secrezione salivare): non esistono rimedi efficaci
-stitichezza:fare attività motoria, consumare molta frutta e molta verdura (crusca); bere molto ma non esagerare con le bevande gasate
-emorroidi: ricorrere a supposte analgesiche ma sono molto utili anche le tisane alla liquirizia e altea.
-reflusso gastro-esofageo e bruciore gastico: usare antiacidi e dopo i pasti mantenere la stazione eretta, abolire o limitare i caffè (max 1-2 al giorno). E' provocato dal reflusso nell'esofago dei succhi gastici acidi
-varici: utilizzare calze elastiche e passeggiare almeno 30 minuti al giorno
-edemi localizzati a gli arti inferiori: massaggiare le gambe con un getto di acqua fredda partendo dalle caviglie e salendo verso le ginocchia, può essere utile dormire con un cuscino sotto i piedi; NON USARE FARMACI DIURETICI
-aumento della pigmentazione della cute: scompare dopo la gravidanza
-smagliature: utilizzare creme ed oli idratanti e nutrienti
-difficoltosa respirazione per aumento dell'utero: evitare sforzi
-mal di schiena: il rimedio più efficace è il riposo ed assumere posture corrette (non piegare le spalle in avanti o troppo indietro, non portare tacchi troppo alti e dormire su un materasso rigido
-tachicardia (aumento della frequenza cardiaca): torna normale dopo il parto
-sindrome del tunnel carpale: usare vitamina b6 e diuretici blandi; provocata dalla ritenzione di liquidi che causa compressione del nervo mediano con dolore
-attacchi di fame: è possibile seguire le proprie voglie ma è importante non eccedere ed è quindi consigliabile fare spuntini a base di frutta e yoghurt

Ricorda che:
1. in automobile la cintura va tenuta con la parte orizzontale sotto la pancia (MAI SOPRA) e con la parte trasversale che passa sul seno
2. se dopo il settimo mese inizi ad avvertire contrazioni frequenti e dolorose è necessario stare a riposo e contattare il ginecologo
3. devi assumere una buona dose giornaliera di ferro (uova, carne, trote, sogliole, lenticchie, fagioli) e vitamina C (kiwi)
4. il FUMO AUMENTA IL RISCHIO DI ABORTO E DI PARTO PREMATURO
5. la carenza di sali minerali fa aumentare la nausea e provoca un rallentamento nella crescita del bambino
6. durante la gravidanza è possibile prendere la tintarella ma con un'adeguata protezione per evitare la comparsa di macchie scure
7. è possibile fare sesso durante la gravidanza, provoca la produzione di sostanze che rilassano mente e corpo...DA EVITARE LA PENETRAZIONE SE CI SONO STATE MINACCE D'ABORTO

sabato 20 febbraio 2010

La GRAVIDANZA (esami da eseguire)

Prendersi cura di un bambino vuol dire dargli tutte le attenzioni possibili fin dalla vita intrauterina e per questo ho deciso di parlarvi della gravidanza. Poiché l'argomento è molto vasto ho deciso di dividerlo in più post trattando tematiche diverse...

Oggi si parla quindi degli ESAMI DA ESEGUIRE IN GRAVIDANZA

Ma come facciamo a sapere se siamo in dolce attesa?
Tanti sono i sintomi che possono indicare l'inizio di una gravidanza...ma bisogna tener presente che non tutte le gravidanze sono uguali e ogni donna vive sensazioni differenti:
-assenza di mestruazioni
-ritardo insolito
-nausea e vomito
-cambiamento della libido
-ingrossamento del seno e senso di tensione
-dolore al basso ventre
-aumento della temperatura basale
-stanchezza
-perdite ematiche
-test di gravidanza positivo
questi stessi sintomi, però, possono essere segnale anche dell'arrivo delle mestruazioni e lo stesso ritardo mestruale può essere dovuto al forte desiderio di rimanere incinta.

Ormai da molti anni sono in commercio i test di gravidanza fai da te, utili strumenti per confermare od escludere la gravidanza con sicurezza; essi si basano sul dosaggio della gonadotropina corionica (HCG) nelle urine (le analisi di laboratorio ricercano questo stesso ormone nel sangue); questo ormone viene prodotto dalla placenta ed è quindi molto difficile che vi sia un risultato falso positivo; se questa eventualità si dovesse verificare ci sono diverse ipotesi: potrebbe essersi verificato un aborto spontaneo, potrebbe verificarsi l'inizio della menopausa; inoltre un falso positivo viene provocato anche dall'assunzione di farmaci contro l'infertilità.
Il risultato di questi test è da ritenersi completamente attendibile a partire dal settimo giorno di ritardo del ciclo.
Convenzionalmente tutti gli specialisti considerano come inizio di gravidanza il rpimo giorno dell'ultima mestuazione (viene detta epoca gestazionale); la gravidanza dura 40 settimane, cioè 9 mesi più una settimana.
Vengono poi valutate l'età ultrasonografica che viene calcolata in base alle misure del feto rilevate ecograficamente, e la data presunta del parto che rapprensenta la data in cui, ipoteticamente, dovrebbe avvenire il parto.

Durante la gravidanza devono essere svolti diversi esami, in base alla settimana di gestazione:

Esami da eseguire fino alla 13asettimana:
-esame delle urine, emocromo, glucosio, transaminasi;
-ricerca degli anticorpi contro: virus della rosolia, toxoplasma, treponema pallidum (che provoca la sifilide), Hiv 1 e 2,
-gruppo sanguigno (a meno che non ci sia già un tesserino sanitario che lo identifichi)
-test di coombs indiretto

E' importante informare il ginecologo se nella famiglia sono presenti malattie genetiche ereditarie, se si è affette da diabete, ipertensione, malattie tiroidee, trombosi...è importante anche segnalare se si sono verificati in precedenza aborti e se si sono assunti farmaci.


La donna può procedere con le sue mormali abitudini alimentari ricordando che è importante lavare molto bene la frutta e la verdura, evitare di mangiare cibi non cotti.
Ricordarsi inoltre di prenotare la prima ecografia morfologica: queste di regola sono 3, è poi possibile eseguirne altre per valutare la vitalità, la crescita, le modificazioni della placenta.
Le ecografie morfologiche servono: la prima viene fatta alla prima visita e serve a stabilire la datazione, la sede e il numero degli embrioni; quella delle 19-21 settimane serve a valutare eventuali malformazioni; quella della 30-32 settimana serve a rilevare malformazioni, crescita fetale ed eventuali patologie ostetriche.

Esami da eseguire tra la 14a e la 18a settimana:
-esame delle urine
-anticorpi contro il toxoplasma (a meno che l'esame precedente non sia stato positivo)
-pap test e tampone vaginale per la ricerca di infezioni silenti
-amniocentesi

Esami da eseguire tha la 19a e la 23a settimana:
-esame delle urine
-ripetere la ricerca degli anticorpi contro il toxoplasma se precedentemente il test era negativo
-ecografia morfologica

Esami da eseguire tra la 24a e la 32a settimana:
-esame delle urine,
-se si sospetta diabete effettuare minicurva da carico di glucosio

Esami da eseguire tra la 33a e la 37a settimana:
-esame delle urine
-ricerca degliu anticorpi contro il virus dell'epatite B e C, HIV
-test di Coomb indiretto
-tampone vaginale
-elettrocardiogramma

Esami da eseguire tra la 38a e la 40a settimana:
-esame delle urine
-cardiotocografia
-controllo del liquido amniotico
-si consiglia inoltre di controllare la pressione arteriosa

Una volta compiunta la 40a settimana si procede con analisi che vengono fatte in ospedale:
-esame delle urine
-cardiotocografia
-controllo del liquido amniotico

Molto importante è la diagnosi prenatale delle anomalie cromosomiche, che possono provocare la sindrome di Down e altre patologie caratterizzate da malformazioni e ritardo della crescita.
E' inoltre importante tener presente che con l'aumentare dell'età materna aumenta anche il rischio di generare bambini affetti da queste patologie.
In età prenatale le indagini che possono essere effettuate sono il prelievo dai villi coriali (da 11a a 13a settimana) e l'amniocentesi (da 15a a 17a settimana), questi esami sono però invasivi e c'è la possibilità dello 0,5-1% che si abbia un'interruzione di gravidanza.
Questi esami danno la certezza che i cromosomi siano normali ma non danno alcuna informazione su malattie genetiche non legate ad alterazioni cromosomiche (p.e. la talassemia)

mercoledì 10 febbraio 2010

Tutta la verità sulla DONAZIONE DI MIDOLLO OSSEO!!!

Ebbene si...rieccomi qui a parlare della donazione del midollo osseo, e lo faccio perchè sono profondamente convinta si tratti di un gesto davvero importante che tutti dovrebbero aspirare a compiere.
Purtroppo non è così, molti guardano alla donazione con un terrore infondato, e per questo ho pensato di esporvi come realmente avviene la donazione e quali sono i suoi rischi. E' compito vostro poi decidere se vale la pena superare le nostre paure per provare a SALVARE UNA VITA!!!



La donazione è anonima, volontaria e ovviamente non retribuita...è un puro atto di generosità ed è quindi necessario che chiunque abbia anche il solo dubbio di poter creare danno al ricevente si astenga dalla donazione: con la donazione è infatti possibile trasmettere al ricevente malattie infettive, quali l'AIDS e l'epatite. Per valutare ed escludere questo rischio l'aspirante donatore viene sottoposto ad un colloquio medico, vincolato, ovviamente, da segreto professionale, grazie al quale verranno indagate le abitudini di vita; alcune di queste, infatti, espongono maggiormente al rischio di contrarre queste infezioni e poichè i test di laboratorio possono risultare negativi in soggetti infettatisi recentemente, si rende necessario escludere dalla donazione le persone che hanno abitudini di vita che le espongono a tale rischio.

LA DONAZIONE NON COMPORTA ALCUN RISCHIO PER IL DONATORE DI CONTRARRE QUESTE INFEZIONI; il rischio è solo per chi riceverà il trapianto ed è quindi necessario autoescludersi dalla donazione se si hanno comportamenti a rischio infettivo.

Ma in cosa consiste la donazione di midollo osseo?
Esistono due diverse modalità di donazione ed è quindi più corretto parlare di donazione DI CELLULE STAMINALI EMOPOIETICHE, ovvero di quelle cellule che si trovano nel midollo osseo e che sono in grado di replicarsi ad una velocità elevatissima producendo circa 200-400 miliardi di cellule al giorno; il numero di queste cellule rimane invariato perchè, oltre a produrre le cellule del sangue, si riproducono.
Queste cellule possono esser raccolte in due modi diversi: direttamente dal midollo o dal sangue periferico.

Fino a 20 anni fa i trapianti di cellule staminali emopoietiche venivano eseguiti solo tra fratelli che avevano lo stesso HLA , ovvero lo stesso gruppo di geni che controlla il “riconoscimento” dei vari tessuti dell'organismo; questa terapia è ideale per il trattamento di patologie ematologiche maligne, tuttavia il 70% dei malati non aveva in famiglia nessun parente compatibile: ciò spinse gli ematologi a cercare possibili donatori al di fuori dell'ambito familiare.
Nacquero così in tutto il mondo i Registri Nazionali di potenziali donatori di midollo osseo che ad oggi costituiscono una rete che mette a disposizione di ogni singolo paziente tutti i donatori iscritti al mondo alla ricerca di quello compatibile: la possibilità di trovare un donatore compatibile oscilla da 1 su 1000 a 1 su 100.000.
Questo accade perchè ognuno di noi possiede dei geni, ereditati dai genitori, che caratterizzano ogni singola persona; alcuni di questi geni (detti HLA) controllano l'espressione di particolari strutture sulla superficie delle cellule che sono peculiari di ogni individuo, questo permette al sistema immunitario di riconoscere le cellule proprie dell'organismo e di attaccare solo quelle estranee.
E' quindi necessario trovare due individui che abbiano gli stessi geni HLA.

Per iscriversi al registro nazionale dei donatori di midollo osseo è necessario essere maggiorenni ed avere meno di 36 anni, inoltre non di deve essere affetti da patologie croniche.
Se il candidato donatore soddisfa tutti i criteri si passa alla tipizzazione (caratterizzazione) dell'HLA tramite un normale prelievo venoso che viene poi inviato in laboratori specializzati. Le caratteristiche genetiche del donatore vengono quindi registrate e nel caso risulti compatibile con un paziente in lista per il trapianto verrà ricontattato per eseguire ulteriori prelievi di sangue, per confermare la compatibilità: nel caso in cui non ci fosse una compatibilità adeguata non si procede ma i dati del donatore rimangono comunque nel registro.
In ogni momento il donatore ha il diritto di ritirare il suo consenso a rimanere iscritto tra i donatori di midollo osseo, altrimenti permarrà nell'elenco fino ai 55 anni

Come già detto prima il prelievo può avvenire con due modalità diverse:

-PRELIEVO DI CELLULE STAMINALI MIDOLLARI: vengono prelevate direttamente dal midollo osseo mediante ripetute punture a livello delle ossa del bacino (per l'esattezza a livello delle creste iliache): poiché si tratta di punture dolorose il prelievo viene fatto in anestesia generale.
Il prelievo dura circa 30-45 minuti e non comporta alcun danno al donatore, la quantità di sangue midollare prelevata è di circa un litro.
Esistono comunque dei rischi minimi, legati alla procedura stessa:
1.rischio anestesiologico: dipende dall'anestetico usato che può scatenare, ad esempio, reazioni allergiche; per evitare ciò di regola vengono fatti dei test per stabilire quale sia l'anestetico migliore per il donatore
2.rischio infettivologico: il sito di prelievo è suscettibile di infezione, ovviamente ci si riferisce a quelle che sono le normali infezioni che possono esser contratte da chiunque, in quanto NON ESISTE ALCUN RISCHIO DI CONTRARRE AIDS O EPATITE!!!
3.rischio di lesioni: durante il prelievo è possibile vengano causati danni ai tessuti circostanti (con conseguente dolore alla schiena).
Centinaia di migliaia sono stati i prelievi di sangue midollare effettuati nel mondo e si è visto che il rischio totale che si verifichi una delle condizioni sopra elencate è dello 0,16%
Dopo la donazione, il donatore viene trattenuto all'ospedale per circa 2 giorni e al risveglio avvertirà un leggero dolore nella zona del prelievo che scomparirà entro 3 giorni; inoltre il midollo si ricostituisce in una settimana circa.

-PRELIEVO DI CELLULE STAMINALI DA SANGUE PERIFERICO: per permettere il passaggio nel sangue di una quantità sufficiente di cellule staminali vengono somministrati al donatore diverse dosi di un fattore di crescita, chiamato G-CSF (fattore stimolante la crescita cellulare) che rende più veloce la crescita delle cellule.
Il G-CSF viene normalmente prodotto dall'organismo ma a dosi minori rispetto a quelle usate per la donazione; il suo effetto stimolatorio sul midollo può provocare piccoli effetti collaterali, quali: febbre, cefalea, lievi dolori ossei. Questi sintomi regrediscono immediatamente dopo la sospensione del trattamento.
Sono stati condotti numerosi studi sulla possibilità che questo trattamento con fattori di crescita possa provocare l'insorgere di una leucemia e si è messo in evidenza che L'USO DEL G-CSF NON PROVOCA UN AUMENTO DEL RISCHIO DI SVILUPPO DI MALATTIE EMATOLOGICHE NEL SOGGETTO SANO.
La somministrazione del farmaco viene effettuata per 4-5 giorni e dopo si procede alla raccolta delle cellule: in questo caso non viene usata alcuna anestesia essendo praticamente una “normale donazione di sangue”.
Per la raccolta viene usato un macchinario che preleva il sangue da un braccio, isola le cellule che servono per la donazione raccogliendole in una sacca apposita, e reinfonde nel donatore il resto del sangue.
La procedura dura circa 3-4 ore.
Anche questa procedura presenta dei rischi:
1.ipersensibilità al farmaco: ovvero reazioni allergiche, in questo caso la somministrazione del G-CSF viene sospesa
2.rischio correlato alla mobilizzazione ed alla raccolta delle cellule staminali: durante il prelievo vengono usate alte dosi di anticoagulante, ciò può provocare formicolii alle dita, al naso e raramente contrazioni muscolari; questi sintomi vengono immediatamente eliminati somministrando preparati che contengono calcio per endovena
3.rischio infettivologico (esattamente come per la donazione da sangue midollare)
4.rischio di lesioni: sono stati riportati casi praticamente isolati di aumento di volume della milza, ciò richiede, ovviamente un trattamento aggiuntivo
In generale il rischio che si verifichi uno degli eventi sopra descritti è dello 0,18%

Vi chiedo quindi:
Una nostra così effimera sofferenza non vale forse la vita di un uomo? Non vale forse la pena di sottoporsi a procedure che possono far tanta paura ma che sono fondamentalmente innocue per provare a salvare una vita?

Io la mia risposta a questa domanda l'ho già data e sono diventata donatrice di midollo osseo... e tu?

Se qualcuno volesse sicriversi può contattare una delle sedi ADMO più vicine: è possibile trovare il numero di telefono e l'indirizzo delle sedi di tutta Italia al sito ufficiale http:\\www.admo.it

martedì 9 febbraio 2010



Ormai il contatore segna più di 1000 visite...GRAZIE!!!

Grazie a tutti quelli che si fermano anche solo pochi secondi, grazie a quelli che si fermano per una sbirciatina veloce, grazie a quelli che passano anche solo per un saluto...insomma: GRAZIE A TUTTI!!!

E in onore di questo mio piccolo traguardo ho apportato una piccolissima modifica al blog: adesso potrete votare i miei post con una o più stelline; così potrò sapere se il post è stato di vostro gradimento, potrò sapere se è piaciuto anche a chi non ha avuto il tempo di lasciare un commento...esprimere un vostro parere sarà veloce e semplicissimo.

Spero sempre di poter dare il meglio di me in questo piccolo spazio virtuale...adesso vi lascio.
Vi abbraccio tutti forte forte


PS: volevo condividere questa citazione che amo davvero molto:

Dite:è faticoso frequentare i bambini.
Avete ragione.
Poi aggiungete:perché bisogna mettersi al loro livello, abbassarsi, inclinarsi, curvarsi, farsi piccoli.
Ora avete torto.
Non è questo che più stanca.
E’ piuttosto il fatto di essere obbligati a innalzarsi fino all’altezza dei loro sentimenti: tirarsi, allungarsi, alzarsi sulla punta dei piedi, per non ferirli.

Janusz Korczak

lunedì 1 febbraio 2010

Parliamo di... ...PNET (Tumori NeuroEndocrini Primitivi)!!!

I tumori neuroendocrini rappresentano una grossa percentuale dei tumori infantili ed originano dalle cellule neuroectodermiche primitive.
Esitono molti tipi di PNET classificati in base alla sede di insorgenza: il pineoblastoma (nella regione pineale), il medulloblastoma (situato nel cervelletto, il più frequente), il retinoblastoma (di cui ho già parlato), il neuroblastoma, l'esthesioneuroblastoma, il ganglioglioma, l'ependimoblastoma e lo spongioblastoma polare.
I PNET sono molto aggressivi, colpiscono prevalentemente i maschi e tendono a espandersi in tutto il Sistema Nervoso Centrale (SNC) attraverso il liquor (fluido che bagna il SNC con funzioni di nutrimento e protezione); per tal motivo tutti i pazienti affetti da PNET devono esser studiati a livello del midollo spinale tramite risonanza magnetica ed è inoltre necessario un esame citologico del liquor stesso alla ricerca di cellule cancerose, per scongiurare la presenza di metastasi.
Di solito questi tumori insorgono tra i 3 ed i 6 anni, ma raramente possono manifestarsi anche negli adulti; inoltre possono raggiungere grandi dimensioni e possono includere cisti e calcificazioni.

Tra i PNET intracranici il MEDULLOBLASTOMA è il più frequente e costituisce anche il più comune tumore cerebrale maligno in età pediatrica. Negli adulti, invece, è raro. Per definizione questo tumore origina nella fossa cranica posteriore. I sintomi dipendono dalla localizzazione della neoplasia che provoca, in ogni caso, un aumento della pressione all'interno del cranio, soprattutto quando impedisce il flusso del liquor, provocando idrocefalo. I sintomi più comuni comprendono: debolezza da una parte del corpo, mal di testa, nausea e vomito, convulsioni, letargia, cambiamenti comportamentali e perdita (o aumento) inspiegabile di peso.
Le metastasi al di fuori del sistema nervoso sono rare ma possono localizzarsi a livello osseo, polmonare ed epatico.
Il trattamento standard è di tipo neurochirurgico (volto alla resezione completa, o quasi, del tumore provocando deficit neurologici post-operatori praticamente nulli); negli adulti e nei bambini con più di tre anni la chirurgia può esser seguita da radioterapia (a tutto il cervello ed al midollo spinale) e chemioterapia, anche con finalità profilattiche, in quanto il tumore tende spesso a recidivare.
Le sequele a lungo termine sono rappresentate da deficit cognitivi con: perdita di memoria, apatia, difficoltà di concentrazione e cambiamenti di personalità. E' noto che la radioterapia può causare una sindrome caratterizzata da sonnolenza, leucoencefalopatia (infiammazione e danno cerebrale)e necrosi; ma nei singoli pazienti è difficile distinguere le sequele del tumore da quelle provocate dal trattamento.
Anche la chemioterapia può indurre sequele tardive come linfomi o leucemie o tumori solidi, fibrosi polmonare, insufficienza renale, infertilità e neurotossicità.
La prognosi non è delle migliori, soprattutto nei bambini più piccoli: la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è infatti solo del 56%; essa dipende dalla dimensione iniziale del tumore, dal residuo tumorale postoperatorio e dalla presenza di metastasi.

Tra i PNET extracranici il più frequente è, invece, il NEUROBLASTOMA (in alcuni casi può formarsi all'interno del cranio).
Esso prende origine dal tessuto nervoso simpatico (che da origine al sistema nervoso simpatico ed alla midolla del surrene); la sede più comune di insorgenza cambia con l'età: nei bambini con meno di un anno è molto diffusa la localizzazione toracica; negli infanti quella addominale.
A seconda della sede si distinguono quindi:
-Neuroblastoma a insorgenza addominale
-Neuroblastoma a insorgenza toracica, spesso insorge in maniera asintomatica
-Neuroblastoma a insorgenza pelvica
-Neuroblastoma cervico-facciale
I fattori di rischio per la sua insorgenza non sono ben noti ma sembra che giochi un ruolo importante l'età della madre (minore di 20 anni al parto), l'assunzione di barbiturici e la sindrome alcolica durante la gravidanza.
I sintomi sono variabili e dipendono dalla sede d'insorgenza, ma vi sono spesso: anemia, inappetenza, febbre, astenia e perdita di peso; può anche accompagnarsi ad artrite e a forme di diarrea dovute a secrezione anomala del peptide vaso-attivo intestinale (VIP), un ormone prodotto dal pancreas.



Questi tumori hanno un'inspiegabile tendenza a metastatizzare a livello delle orbite (provocando ecchimosi), a livello del fegato, del midollo osseo, di ossa e linfonodi.
Gli esami che permettono la diagnosi sono: la Tac, l'ecografia, la risonanza magnetica.
In base alla stadiazione, un neuroblastoma al terzo stadio non è più completamente asportabile; quando avanzato la mortalità è del 40% nonostante l'uso di farmaci molto potenti.
I pazienti ad alto rischio hanno spesso aumentate concentrazioni di:
-lattico-deidrogenasi sierica
-ferritina
-cromagranina
Nella maggior parte dei casi si richiede un trattamento con farmaci antitumorali; a tale scopo si applica un catetere venoso centrale. Il tipo di terapia, comunque, va deciso in base all'età del bambino ed all'estensione del tumore (esistono 4 stadi) e prevede diversi metodi di trattamento:
-chirurgia, con asportazione radicale o parziale del tumore; diviene terapia unica e sufficiente se non sono presenti metastasi. Ovviamente si cerca di risparmiare i tessuti sani ma questi vengono sacrificati nel caso in cui sia possibile una completa escissione del tumore
-radioterapia che può essere di 2 tipi: interna, attraverso la somministrazione endovena di un isotopo radioattivo capace di agire solo sulle cellule tumorali (il paziente viene tenuto all'interno di una stanza in medicina nucleare per qualche giorno in quanto dopo il trattamento emetterà radiazioni; inoltre deve assumere iodio al fine di proteggere la tiroide); esterna, tramite irradiazione.
-chemioterapia, basata sulla somministrazione venosa di farmaci detti antiblastici, capaci, però, di colpire anche le cellule sane.


Purtroppo questi tumori sono molto diffusi nei bambini, navigando sul web ho trovato questo video...una bimba, Angelica, lotta contro un neuroblastoma da quando è nata...molti giornali e molte tv (locali e nazionali) si sono occupate del suo caso perchè ANGELICA Può ESSER SALVATA...ma per salvarla bisogna pagare cure molto costose negli USA...oltre al video vi linko anche il blog e il sito dedicato alla lotta al neuroblastoma...se potete, se volete...nel blog troverete come aiutarla...

Un bacio
la vostra minervabianca



link al blog di ANGELICA (la sua storia, le sue foto) http://aiutateilmioangelo.spaces.live.com/

link al sito italiano per la lotta al neuroblastoma http://www.neuroblastoma.org/