Uomini, donne, bambini, anziani...perseguitati, torturati, affamati e brutalmente uccisi, senza pietà alcuna.
Oggi, purtroppo, c'è ancora chi nega la Shoah, c'è ancora chi nega che un crimine tale sia mai stato commesso...Primo Levi scriveva: "chi nega la Shoah sarebbe pronto a rifarla ancora!"
Il mio blog parla di bambini...ed è sempre a loro che è dedicato questo post: è per tutti quei bambini strappati alle loro case, ai loro giochi, ai loro cari; è per tutti quei bambini strappati alla vita; è per tutti i bambini che sono sopravvissuti e che oggi sono uomini per sempre segnati da un dolore che noi non potremo mai capire.
Una mattina di novembre del 1944 nella baracca numero 11 di Auschwitz, la “baracca dei bambini”, il dottor Mengele si presenta e dice: «Chi vuole rivedere la propria mamma faccia un passo in avanti». Così vengono selezionati i 20 bambini di Bullenhuser Damm. La scuola in cui sono stati impiccati dopo un calvario abominevole: usati come cavie, infettati, operati e straziati. Bambini rimasti vittime non di una guerra, di povertà, di fame, di freddo, di disperazione, di ignoranza, di crudeltà, di viltà, di avidità, di indifferenza, sebbene una sola di queste piaghe sarebbe stata sufficiente per ricordarli: sono stati vittime di tutto questo per la sola ragione di essere nati. Nati ebrei.

Di seguito vi riporto ciò che accadde postandovi un articolo trovato sul sito www.olokaustos.org
"I venti bambini rinchiusi nel Block 11 di Auschwitz vennero sottoposti ad esami medici da un altro e forse più famoso assassino: il dottor Josef Mengele.
Una volta stabilita la loro idoneità venne stabilito il loro trasferimento a Neuengamme presso il "dipartimento Heissmeyer".
Il comandante del campo verso la metà del dicembre 1944 convocò la dottoressa Paulina Trocki, una internata che lavorava presso l'ospedale del campo, e la informò che avrebbe dovuto accompagnare un trasporto speciale di venti bambini diretto a Neuengamme e precisò che si trattava di bambini privi di genitori.
Il 13 dicembre 1944 il treno uscì da Auschwitz, così Paulina Trocki anni dopo ricordò il viaggio:
"Il trasporto era scortato da una SS per la quale venne aggiunto un apposito vagone. A bordo c'ero io, tre infermiere e i venti bambini. Erano 10 bambini e 10 bambine tra i 6 e i 12 anni d'età, tutti ebrei ma di diversi Paesi, 2 erano di Parigi.
Durante il viaggio ci fecero indossare i distintivi da ebrei [la stella gialla NDT] affinché la popolazione non fraternizzasse con noi. Per evitare che qualcuno ci avvicinasse durante le soste sparsero la voce che si trattava di un convoglio di malati di tifo.
Nel trasporto c'era un bambino di 12 anni, il figlio del dottor Kohn che ricordo era il direttore dell'ospedale "Rotschild" di Parigi.
Quando arrivammo a Berlino e il ragazzo la vide dal treno disse: «Se conoscessi un qualsiasi indirizzo fuggirei di qui». Durante il viaggio il vitto era buono: c'era cioccolata e latte.
Dopo due giorni, alle 22 arrivammo nel lager di Neuengamme (...) Parlai con uno studente di medicina belga che era internato lì che mi disse che nel lager non c'erano bambini e che temeva li volessero usare per degli esperimenti. Lo studente lavorava nella farmacia del campo. Non vidi più i bambini".
Quando la dottoressa Trocki ripartì per Auschwitz i bambini vennero affidati alle cure dei due prigionieri olandesi Anton Holzel e Dirk Deutekom che in breve divennero i "papà" del gruppo di cavie umane. A Neuengamme per collaborare con Heissmeyer erano stati fatti arrivare anche i due medici francesi: Florence e Quenouille.
Per un qualche tempo i bambini vissero un periodo di relativa tranquillità. Il 24 dicembre 1944 Jupp Handler, un prigioniero austriaco si travestì da Babbo Natale e, sfidando i divieti delle SS, distribuì doni ai bambini. Il piccolo Marek James ricevette un paio d'occhiali, era miope e le SS al suo arrivo ad Auschwitz glieli avevano tolti.

L'inoculazione della tubercolosi fu abbastanza rapida: Heissmeyer asportava parte della pelle dei bambini sotto l'ascella destra e praticava una incisione a croce, inoculava i batteri e applicava un cerotto. Si trattava di aspettare che la malattia cominciasse il suo orribile lavoro.
Il 19 febbraio 1945 tutti i bambini sono apatici, febbricitanti, presentano ulcere e accusano forti pruriti. Heissmeyer procede con una ulteriore inoculazione della malattia, questa volta ancora più robusta.
Heissmeyer tentava di stimolare una risposta immunitaria. Prima faceva ammalare i bambini e poi somministrava "tubercolina" nella convinzione che si sarebbe verificata una reazione del sistema immunitario. Per verificare la portata della risposta immunitaria Heissmeyer pensò di asportare i linfonodi della regione ascellare: se la teoria era giusta i linfonodi avrebbero dovuto produrre degli anticorpi.
Il 3 marzo 1945 alle 19.00 i bambini vennero condotti in sala operatoria. I bambini vennero fatto spogliare e fatti sdraiare su di un tavolo operatorio su un fianco. Ad operare è un medico cecoslovacco prigioniero, il dottor Bogumil Doclik. Per l'anestesia vennero usate iniezioni di novocaina. Doclik fece delle incisioni di cinque centimetri e asportò la ghiandola linfatica all'altezza della ascella. L'intera operazione dura un quarto d'ora circa, quella sera furono 9 i bambini operati. La sera successiva si completò l'opera.
Le ghiandole linfatiche venivano messe in bottigliette piene di formalina, etichettate con il nome dei bambini e consegnate a Heissmeyer. Dopo una settimana i bambini vennero nuovamente portati in sala operatoria e i tamponi furono rimossi. Dopo un'altra settimana vennero asportate tutte le ghiandole ascellari.
Heissmeyer partì per la clinica di Hohenlychen e consegnò le ghiandole al suo collega Hans Klein per l'esame.
Il 12 marzo 1945 Klein diede il suo responso: nelle ghiandole linfatiche dei bambini non era stato riscontrato alcun anticorpo contro la tubercolosi. L'esperimento di Heissmeyer era fallito: i bambini ora non servivano più.
L'ordine di eliminazione venne richiesto da Kurt Heissmeyer e venne impartito da Berlino dal comandante dell'amministrazione centrale dei campi Oswald Pohl. Sarebbe stato certamente meno complicato compiere il massacro al campo di Neuengamme ma quella sera vi erano troppi estranei della Croce Rossa Svedese che controllavano l'evacuazione dei prigionieri danesi e norvegesi.
Il gruppo incaricato della eliminazione era principalmente composto dal dottor Alfred Trzebinski, dai sottufficiali delle SS Johann Frahm, Ewald Jauch e Wilhelm Dreimann. Comandante del gruppo era Arnold Strippel. Altrettanto coinvolto nella operazione fu l'autista del camion Hans Friedrich Petersen.
Alcuni bambini morirono immediatamente a seguito delle iniezioni di morfina e, per essere certi della loro morte, le SS li impiccarono appendendoli ai ganci fissati alle pareti. Come testimoniò Johann Frahm i bambini furono impiccati "come quadri alle pareti".
L'intera operazione andò avanti dalla mezzanotte del 20 aprile alle 5 del mattino del 21 aprile 1945.
Durante l'impiccagione dei bambini e degli adulti era arrivato da Neuengamme un secondo camion con 24 russi. Quando vennero fatti scendere sei riuscirono a fuggire, gli altri diciotto vennero condotti nella scuola e impiccati a loro volta.
All'alba del 21 aprile 1945 nella scuola c'erano quarantotto cadaveri: quelli dei venti bambini, i due medici, i due infermieri olandesi e i ventiquattro russi. Le SS ricevettero venti sigarette ed un litro di liquore a testa come premio per il lavoro. Successivamente i cadaveri vennero ricaricati sui camion e riportati a Neuengamme dove vennero cremati e le ceneri disperse nei campi circostanti."
MAI PIU'!!!